lunedì 25 aprile 2016

Nell'anno del Signore, 1969



Regia di Luigi Magni, con Nino Manfredi (Cornacchia),Claudia Cardinale (Giuditta), Enrico Maria Salerno (Nardoni), Robert Hossein (Leonida Montanari),Renauld Veverley (Angelo Targhini),Ugo Tognazzi (Cardinal Rivolta),Alberto Sordi (il frate), Britt Ekland (principessa Spada).




Nella Roma papalina del 1825 i due carbonari Leonida Montanari e Angelo Targhini pugnalano (ferendolo di striscio) il loro compagno Filippo Spada il quale, in crisi a causa della morte della figlioletta di pochi giorni, si era pentito dell'affiliazione alla carboneria e aveva rivelato alcuni segreti al suo confessore.
Per questo  vengono arrestati e condannati a morte; mentre sono in prigione il ciabattino Cornacchia e Giuditta, una giovane ebrea di cui tutti e tre sono innamorati, cercando di trovare un modo per salvare loro la vita....






A mio avviso uno dei film italiani più belli, scoperto qualche anno fa dopo la morte del regista Luigi Magni, la cui tematica preferita è l'800 italiano e la Roma papalina.
Il film è il primo di una trilogia proseguita con "In nome del Papa RE" (1977) e "in nome del popolo sovrano" (1990) che hanno in comune, oltre al regista e all'ambientazione, anche due degli attori (Manfredi e Sordi); la Roma papalina second Magni è piena di ipocrisie, intrighi, popolani  che tirano a campare perchè non sanno ribellarsi al potere che li opprime, e nonostante le incongruenze storiche (ad esempio la sentenza di morte dei due carbonari non fu comminata dal cardinale Rivarola ma da un'altro prelato)  a mio avviso è un'ottimo affresco di un'epoca drammatica e intensa ma anche piena di speranza, visto che si stavano gettando i semi per l'Unità d'Italia.

Al successo del film contribuiscono ovviamente gli attori, dato che il film riunisce tra i migliori interpreti del cinema italiano: su tutti a mio avviso emerge la splendida e intensa Claudia Cardinale nel ruolo della giovane ebrea Giuditta, donna di uan bellezza splendente non solo nel fisico ma anche nell'animo, dotata di una forte e istintiva passionalità; accanto a lei quelli che "brillano" meno sono proprio quelli che dovrebbero essere i protagonisti, i due carbonari ingenui e coerenti fino alla fine, anche se questo costa loro una pesante disillusione nei confronti del popolo, mentre Nino Manfredi ( che nel 1970 per questo ruolo vinse il David di Donatello come migliore attore protag
onista)è un grande Cornacchia, popolano non colto ma lucido e intelligente, pronto a cogliere le sfumature della vicenda  e che nasconde un importante segreto: è lui Pasquino, la voce del popolo che lascia messaggi provocatori sull'omonima statua.
Il film non sempre è lineare e talvolta sembra che la si tiri un po' troppo in lungo, senza spiegazioni : ma a mio avviso il fascino della storia, la bravura degli attori e la stupenda fotografia che ci rimanda a una Roma ottocentesca notturna e sicuramente di grande fascino e splendore- il tutto con sottofondo la stupenda colonna sonora di Armando Trovajoli- fanno passare questi difetti in secondo piano.



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