domenica 28 giugno 2015

It was 50 years ago today...i Beatles in Italia!

Come forse molti di noi sapranno questa settimana è caduta una ricorrenza molto importante per noi Beatlesiani d'Italia, in un annp che vece già tre ricorrenze beatlesiane  (I 50 anni del film "Help!" e i 50 della canzone "Yesterday", la più famosa dei Fab Four): Il 23 giugno 1965 i Beatles arrivarono infatti in Italia per la prima e unica volta per una tournee (organizzata dall'impresario Leo Watcher) che comprese due concerti a Milano, due a Genova e due a Roma.
A Milano, la prima tappa (dove i Beatles arrivarono in treno alla Stazione Centrale dalla Francia, dove li aspettavano i fan in delirio che però rimasero delusi, in quanto il treno, per evitare possibili problemi dovuti proprio all'assembramento di persone, venne deviato su un binario diverso da quello previsto) i Fab si esibirono al Velodromo Vigorelli: lo spettacolo pomeridiano registrò 7000 spettatori e quello serale 20000 (su 22.000 posti disponibili).
Il gruppo era accompagnato dai supporters italiani: Peppino Di Capri, Fausto Leali, Guidone, i New Dada e le Ombre, che si esibivano nella prima parte del concerto, poi arrivavano i Beatles, che presentavano le canzoni in italiano e la cui esibizione durava circa 35 minuti.
A Milano i Beatles fecero molte foto sul Duomo e, una volta finiti i concerti, approfittarono dell'anonimato della notte per visitare la città, cosa che di giorno non avrebbero potuto fare per non essere riconosciuti dalla folla.


Dopo Milano il gruppo partì in auto alla volta di Genova, dove si tennero due concerti al Palasport, in cui si presentarono appena 7000 spettatori  e 3500 persone a quello pomeridiano (su 25.000 posti!).
Nel tempo libero (di notte) George Harrison decise di farsi un tuffo in mare mentre i compagni giravano per locali.
Dopo Genova, ecco i quattro arrivare nella Capitale, al Teatro Adriano; qui, mescolati tra la folla, anche spettatori famosi come Anna Magnani assieme al figlio Luca, Catherine Spaak e  due giovanissimi Carlo Verdone e Teo Teocoli.
Il programma di ogni concerto era questo: "Twist And Shout, She's A Woman, I'm A Loser,Can't Buy Me Love, Baby's In Black, I Wanna Be Your Man, A Hand Day's Night, Everybody's Trying To Be My Baby, Rock And Roll Music, I Feel Fine, Ticket To Ride, Long Tall Sally.
Per quanto oggi possa sembrare incredibile, esiste poco o nulla a livello ufficiale riguardo all'evento: la Rai snobbò i Beatles, facendo solo un piccolo servizio mandato in onda la sera tardi a cura di Gianni Minà, perchè il direttore Rai dell'epoca considerava il gruppo "un fenomeno che sicuramente non durerà". Molto più duri furono alcuni giornali: "Il Messaggero" li definì "un gruppo di capelloni sporchi e invasati" e un'altro giornale (di cui non ricordo il titolo): "Quattro deficienti".
Non ci furono molti spettatori,durante la tournee italiana: chissà perchè? Eppure già all'epoca in Beatles in Italia erano amati e seguiti da tantissima gente....










martedì 23 giugno 2015

Magali Noel

E' morta a Chateauneuf Grasse, all'età di 83 anni, l'attrice francese Magali Noel, in Italia divenuta un'icona interpretando la famosissima Gradisca nel film "Amarcord" di Federico Fellini.
Nata a Smirne nel 1932, vero nome Magali Noelle Guiffray, debuttò sul grande schermo nel 1951 dopo un breve passato come cantante di cabaret. Dopo essersi costruita una discreta carriera in patria tra cinema e musica, approdò in Italia alla fine degli anni '50 per recitare in "Totò  e Cleopatra", èer poi stringere il suo sodalizio artistico con Fellini, recitando in "La dolce vita" (1960),"fellini Satyricon"(1969) ma sopratutto in "Amarcord" dove diede vita alla sensuale Gradisca, simbolo delle donne dell'immaginario felliniano.

Dopo l'esperienza italiana tornò in patria dove continuò fino alla pensione la sua carriera di attrice, anche in teatro.







Laura Antonelli

E' morta ieri nella sua casa di Ladispoli a 73 anni Laura Antonelli, l'attrice italiana che negli anni '70 divenne simbolo dell'immaginario erotico nazional popolare e che viveva da anni sola e in povertà, dopo che la vicenda giudiziaria in cui era stata coinvolta  nel   non solo le aveva stroncato la carriera, ma a quanto pare anche la vita.
Nata a Pola nel 1943, vero nome Laura Antonaz, aveva esordito nel cinema proprio in un film girato nella mia città, Brescia: si trattava di "Il magnifico cornuto" (1964) con Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale come protagonisti; dopo aver recitato in vari film sempre in ruoli secondari, nel 1971 arriva il primo ruolo importante nel film "Il merlo maschio", accanto a Lando Buzzanca.
La notorietà arrivò nel 1973 con "Malizia", di Salvatore Samperi, in cui interpretava il ruolo di una cameriera che seduceva il giovane protagonista; il film divenne un vero e proprio fenomeno di culto, e la Antonelli fu nominata "icona sexy del cinema italiano", etichetta che condizionò  tutto il resto della sua carriera, anche quando l'attrice tentò di affrancarsene.
Dopo "malizia",alternò ruoli tipici della "commedia sexy all'italiana" con film d'autore: sono gli anni di "Sessomatto" di Dino Risi","Peccato veniale" di Salvatore Samperi, "L'innocente" di Luchino visconti, "Casta e pura" , "Grandi magazzini" di Castellano & Pipolo, "Viuuuuulentemente mia" di Carlo Vanzina, "L'avaro" e "il malato immaginario", film per la tv accanto ad Alberto Sordi.
Nell'aprile del 1991 viene trovata in possesso di alcuni grammi di cocaina e arrestata per spaccio di droga; inizia così una feroce parabola discendente, anche nel fisico visto che l'attrice diventa irriconoscibile. Nel 2000 viene assolta, ma ormai non c'è nulla da fare: la sofferenza morale e fisica patita ha definitivamente compromesso l'equilibrio dell'attrice, che subisce anche vari ricoveri presso il centro di igiene mentale di Civitavecchia; purtroppo la sfortuna si accanisce contro di lei, che già provata da sofferenze di questo tipo, è vittima anche di varie truffe che la fanno precipitare nella povertà. La sofferenza è stata talmente tanta che la Antonelli, in quelle pochissime interivste rilasciate in quegli anni, ha dichiarato che il suo unico desiderio era essere dimenticata; nel 2010 Lino Banfi, amico dell'attrice, chiede che anche per lei venga applicata la legge Bacchelli dato che vive con una pensione di 510 euro, anche qui l'attrice ringrazia ma dichiara di nuovo di voler essere dimenticata.
Pare proprio che purtroppo, così sia stato davvero, dato che il mondo dello spettacolo le voltò le spalle e che è morta in solitudine; una triste pagina per il cinema italiano, ma mi piace pensare che ora, là dov'è, ha trovato la serenità che tutti ci meritiamo.





domenica 21 giugno 2015

Buongiorno papà, 2013




Regia di Edoardo Leo, con Raoul Bova (Andrea), Rosabell Laurenti Sellers (Layla), Marco Giallini (Enzo), Edoardo Leo (Paolo ),Nicole Grimaudo (Lorenza ).



il 37enne Andrea lavora nel mondo del cinema e della pubblicità, portando avanti una vita da scapolone e rubacuori impenitente, un Peter Pan che, assieme all'amico   , vive perennemente nel divertimento convinto di essere eternamente adolescente.
Il mondo gli crolla addosso all'improvviso il giorno in cui alla sua porta si presenta Leyla, una 17enne che si scopre essere la figlia che Andrea aveva avuto da una breve avventura quando aveva vent'anni, e di cui lui ignorava l'esistenza; ora che la mamma è morta, Layla desidera conoscere il padre e, assieme al nonno Enzo, rockettaro anni '70, si stabilisce a casa del padre ritrovato.
andrea non può far altro che prendere atto della realtà ed essere catapultato tra scuola, problemi adolescenziali e tutto ciò che ha sempre aborrito, e che finirà per scoprire non gli spiace poi tanto...


Una commedia italiana carina e garbata sul tema della paternità e della sindrome di Peter Pan che purtroppo colpisce sempre più persone (e non solo uomini).
Il protagonista, interpretato con semplicità e senza strafare da Raoul Bova, è un quasi quarantenne come tanti: afflitto dalla suddetta sindrome, è quasi incapace di prendere in considerazioni bisogni e desideri degli altri, non certo per cattiveria quanto piuttosto per immaturità. La sua superficialità lo porta, anche in ambito lavorativo, a ragionare talvolta come un ventenne zuzzerellone, preferendo una moretta procace ma ignorante a un ragazzo in gamba, contro lo stesso parere del suo capo...ragionamento che peraltro gli procurerà qualche meritato guaio, a lungo andare.
Niente di più normale che uno simile stile di vita non abbia mai contemplato la presenza di una donna fissa e sopratutto di un figlio; che però gli capita comunque tra capo e collo dopo ben 17 anni in cui era stato all'oscuro della cosa.

Cresciuta senza padre, rimasta da poco orfana anche della mamma e vivendo in ristrettezze assieme al nonno, Layla è una ragazzina che ha dovuto crescere in fretta e che da subito si dimostra più matura del padre; ma il cambiamento risulterà non spiacevole e positivo per entrambi, sopratutto per Andrea che finalmente saprà lasciarsi alle spalle l'effimera illusione dell'eterna giovinezza per crescere, anche nelle relazioni con gli altri.
Molto bella a questo proposito la scena in cui Layla (una simpatica e brava Rosabell Laurenti Sellers) trova in camera 17 regali, uno per ogni compleanno mancato: è il modo che ha il padre di comunicarle che, definitivamente, ora sono padre e figlia per davvero.
Ma la vera star del film è Marco Giallini nel ruolo di Enzo, il nonno rockettaro , ex musicista negli anni '70 che vive in un camper, porta i capelli lunghi e si veste anni '70; personaggio a sua volta padre non sempre perfetto (della mamma di Layla) che però s mostra portatore di una sua saggezza che aiuta più di un personaggio nel corso del film.
Una commedia gradevole sul senso della vita e un regista "nuovo" (Edoardo Leo) da tenere d'occhio....







lunedì 15 giugno 2015

1000 film da evitare, di Massimo Bertarelli




Anno di pubblicazione: 2002


"Massimo Bertarelli, critico cinematografico e televisivo del "Giornale", pur conscio di attirare su di sé il disprezzo di una vasta parte della categoria, ha voluto di nuovo cimentarsi nel ruolo di bastian contrario dei recensori con questo personalissimo compendio, volutamente provocatorio. Senza alcuna soggezione dei sacri miti, eccolo fare il pelo e il contropelo ai maestri del blabla, sgambettare i narratori del nulla, sbeffeggiare gli alfieri della noia. In altri termini, schierarsi dalla parte di chi va al cinema per divertirsi ed è disposto ad ammettere senza tante perifrasi che dell'ultimo film di Lynch non ha capito una parola."




Da amante del cinema non potevo non leggere questo libro di Massimo Bertarelli, critico cinematografico fino al 2002 per me sconosciuto, e che mi ha colpito per la sua sincerità e totale assenza di piaggeria nei confronti di alcuni "mostri sacri" del cinema, ritenuti da tutti intoccabili e incriticabili.

Ebbene sì, l'elemento decisivo che mi ha fatto decidere per l'acquisto del libro è stato proprio vedere scritto su carta ciò che penso di due film considerati capolavori assoluti e intoccabili: "2001- Odissea nello spazio" di Kubrick e "Ultimo tango a Parigi" di Bertolucci, due delle mie personali "boiate pazzesche" di fantozziana memoria.
Non sono gli unici film d'autore presenti in questo libro: Bertarelli se la prende pure con Bergman, Antonioni e Wenders tra gli altri, di cui l'autore dice ad esempio "Il messia italiano ha 83 anni ed è malato ma non si nota, dice la critica. Verissimo: fa gli stessi identici film di quando era giovane e sano" e non è un complimento, visto che dice pure che Antonioni viene chiamato "maestro dell'incomunicabilità" perchè dei suoi film si capisce poco o nulla....
o riguardo al già citato "Ultimo tango" "una pizza da non credere attorno alla solitudine umana esaltato solo dagli immancabili intellettuali ribollenti di sdegno quando il film rischiò il rogo. Marlon Brando declama fesserie come fossero Shakespeare...", o, sempre a riguardo del già citato capolavoro di Kubrick "interminabile e barboso come pochissimi altri". 
Tra l'altro sono pure d'accordo che se l'avesse diretto Alvaro Vitali o i Vanzina sarebbe stato catalogato come una xxxx inguardabile, ma siccome l'ha diretto Bertolucci....Caplavoro assoluto!
Si, lo so: in Internet i cinefili di ogni tipo si sono scatenanti in insulti all'autore per queste "critiche", ma la maggior parte di queste persone pare non abbia letto il libro, visto che Bertarelli critica anche film dei Vanzina (e quindi inutile dire che il libro è piaciuto solo a chi capisce solo i cinepanettoni) e altri film di vario genere.
Certo nemmeno io sono d'accordo con tutte le recensioni: tra le stroncature ho trovato anche uno dei miei film preferiti "Quo vadis?", o film che comunque ho apprezzato tipo "Parenti serpenti" (la cui inclusione mi ha stupito, a dire la verità) o "Il signor Quindicipalle" di Francesco Nuti; ma posso dire che essere cinefili non vuole per forza dire osannare a priori in maniera acritica qualsiasi cosa venga definita capolavoro, a prescindere?
Io amo il cinema da sempre, conosco bene la storia del cinema dal muto ad oggi, eppure mi manca lo snobismo non solo di molti critici, ma anche di molti blogger (che critici non sono); mi sento molto più vicino a Fantozzi e alla sua "corazzata Potemkin" (sì, lo so, la citazione è scontata; però è pure azzeccata). Lo stesso snobismo per cui "ah no, il cinema italiano no perchè produce solo film stupidi e cinepanettoni "( e non è vero), poi però sui blog degli stessi trovo le peggio cretinate  del cinema americano...eh ma quelle vanno bene, sono a Hollywood! Ma per cortesia....
Non mi sento un'imbecille totalmente priva di "cuvtuva" perchè non ho capito nulla di Matrix e di 2001 Odissea nello spazio; non considero imbecilli quelli a cui piacciono le sunnominate cretinate americane, quindi pretenderei lo stesso rispetto, grazie! E W Bertarelli (il nostro bambino che grida "Il re è nudo!") che ci ha dato voce!

venerdì 12 giugno 2015

Il sorteggio, 2010




Regia di Giacomo Campiotti, con Beppe Fiorello (Tonino Barone ), Giorgio Faletti (Gino Siboni ),Gioia Spaziani (Anna Ferro ),Ettore Bassi (il Presidente della Commissione), Matilde Piana (madre di Tonino)




Torino, 1977: Tonino, operaio della Fiat fidanzato con Anna e con la passione del tango, vive serenamente nonostante il clima non sia dei migliori; siamo infatti nel pieno degli anni di piombo egli attentati con morti sono all'ordine del giorno.
Un giorno Tonino riceve una convocazione come giudice popolare al primo processo contro le Brigate Rosse; dapprima è felice della convocazione, visto che così potrà farsi qualche giorno di vacanza pagato; ma via via che passa il tempo, e complice il clima intimidatorio creato dai terroristi per annullare il processo, Tonino comincia a capire la gravità della scelta che è chiamato a fare...



Bel film per la tv trasmesso nel 2010 dalla Rai che ripercorre la vicenda del primo processo alle Brigate Rosse a Torino nel 1977; vicenda molto travagliata dato che, in un clima già pesante per una delle città più colpite dal terrorismo, la tensione culminò dell'assassinio da parte dei brigatisti del presidente dell'ordine degli avvocati Fulvio Croce e del giornalista Carlo Casalegno.
Il protagonista è Tonino, un uomo qualunque: emigrato dalla Sicilia assieme alla madre, lavora come operaio alla Fiat, ha una fidanzata e tanti amici, tra cui molti colleghi di lavoro, in particolare Gino, operaio comunista che rifugge il pensiero violento di buona parte della sinistra che in quegli anni contribuiva non poco ad alimentare i terroristi di sinistra,opportunamente definiti "compagni che sbagliano" (quando andava bene....).
Inizialmente appare quasi disinteressato a tutto ciò che gli accade attorno, per lui il terrorismo è qualcosa di cui sente alla radio e in tv, tanto che quando gli arriva la convocazione popolare la prende come una benedizione: finalmente qualche giorno di vacanza, per di più pagato!
Ma, grazie anche all'amico Gino, e piano piano, Tonino entrerà nell'ottica del problema, maturando una vera e propria coscienza civile sulle responsabilità che ogni cittadino è chiamato ad assumersi, sopratutto se vuole dei diritti; una maturazione resa molto bene da Beppe Fiorello, anche se il personaggio migliore a mio avviso è proprio Gino, un bravissimo Giorgio Faletti in una delle sue interpretazioni migliori: un personaggio di quelli che toccano il cuore, un uomo buono e coerente con sè stesso e che per questo non ha paura di far sentire la propria voce.
La scelta che Tonino è chiamato a compiere non è facile, anche perchè le influenze sono tante: la mamma, la fidanzata, la paura per l'escalation di violenza che si abbatte sul processo gli provocheranno perfino un infarto per lo stress; ma alla fine saprà compiere la scelta giusta.
Il film rende molto bene anche il clima di paura della Torino di quegli anni, dipingendo in tutta la loro stupidità i terroristi e permettendo allo spettatore, per quanto possibile, di entrare nell'ottica della vicenda.
Il film è stato girato interamente nei luoghi originali della vicenda, compresi gli ambienti delle fabbriche, senza alcuna ricostruzione. Anche le riprese interne nell'abitazione di Tonino sono state effettuate in un appartamento del villaggio operaio nel quartiere Mirafiori.




lunedì 8 giugno 2015

Il dittatore (The dictator),2012


Regia di, con Sascha Barin Cohen

Haffaz Aladeen è dittattore di Wadya, immaginario stato africano. E’ ingorante, antiidemocratico, fan sfegatato delle armi nucleari e della pena capitale.
Ma dato che le Nazioni Unite fanno pressione perhcè egli giustifichi il proprio comportamento dittatoriale davanti al mondo, decide di presentarsi al prossimo congresso ONU per spiegare (o meglio imporre) le sue ragioni; peccato che rimanga vittima di un complotto capeggiato da suo zio per mettere al suo posto un sosia idiota che così permetterebbe all’uomo di detenere il potere al posto dell’odiato nipote.
Sopravvissuto alla congiura e reso irriconoscibile, si trova a vagare per le strade di Mahnattan in attesa di poter riprendere il proprio ruolo; qui conosce Allison, una giovane manifestante anti Aladeen, ambientalista che gestisce un piccolo negozio di prodotti bio e lo scambia  un perseguitato di Wadya,offrendogli tutto il suo appoggio…

Di Sascha Baron Cohen conosco solo l’ interpretazione di Pirelli in SWEENEY TODD, quindi non sono partita con un giudizio precostituito su questo attore, da molti ritenuto uno dei migliori di oggi.
Detto ciò ho trovato il film divertente anche se non troppo originale, con un buon ritmo, non annoia e ha molte trovate divertenti. Il protagonista è bravo a tratteggiare il ritratto crudele e ironico di un dittatore scimunito e fanatico, che fisicamente ricorda Bin Laden e caratterialmente Saddam Hussein.
Aladeen non è del tutto negativo, si intuisce dietro le sue magagne una grossa carenza affettiva, certo è che la sua stupidità è a livelli colossali e nemmeno l’esperienza vissuta a contatto con la democrazia – con la quale peraltro mi pare sia sia trovato molto bene- e trovare l’amore lo redimerà più di tanto…
Comunque il film va certamente preso per quello che è, divertente certo per passare due ore, anche se non troverete il capolavoro.



mercoledì 3 giugno 2015

Sogni e delitti (Cassandra's dream), 2007


Regia di Woody Allen, con Ewan McGregor ( Ian), Colin Farrell ( Terry), Hayley Hatwell ( Angela), Peter Hugo Daly ( zio Howard).

Terry e Ian sono due fratelli, molto legati tra loro; il primo è un meccanico col vizio del gioco, il secondo lavora col padre nel ristorante di famiglia ma sogna di andare in California e aprire una catena di alberghi di lusso. Un giorno ricevono la visita di zio Howard, famoso  e ricchissimo chirurgo plastico anch’egli molto legato ai nipoti: i due pensano di chiedergli aiuto economico per risolvere i rispettivi problemi ( Terry ha un debito di gioco molto grosso, Ian ha deciso di fare “il grande salto”in California) e lo zio come sempre accetta..solo che , stavolta, anche lui ah un favore da chiedere ai nipoti, e non è cosa da poco: vuole che i nipoti uccidano un uomo che custodisce un pericoloso segreto su di lui. I due inizialmente rifiutano sdegnati, ma piano piano il bisogno fa loro cambiare idea. Solo momentaneamente….


Chi come me conosce bene Woody Allen e i suoi film non potrà fare ameno di pensare di avere avuto un deja vu, vedendo questo film. E difatti il tema alla “Delitto e castigo” non è certo nuovo per questo regista, che già aveva scavato nell’animo di criminali per caso in CRIMINI E MISFATTI e MATCH POINT.
Qualcuno per questo ha parlato di “zuppa riscaldata”, e magari non ha tutti i torti, ma io trovo che anche nel ritrattare tematiche già trattate ci possa essere dello stile, e sicuramente Woody Allen ne ha, visto che questo secondo me è uno dei suoi migliori film.
E’ sempre interessante vedere rappresentato il meccanismo che porta due persone cosiddette normali a compiere il più efferato dei crimini, abbattendo man mano tutte le possibili resistenze che si affacciano nei loro animi,e in questo particolare caso si aggiunge il fatto che i due protagonisti non sono del tutto privi di sentimenti e valori: Ian e Terry sono molto legati fra loro e sono legati anche alla famiglia, non in modo interessato o ipocrita, ma da un affetto vero: ovvio che la scelta che fanno si ripercuoterà su questo modo di vivere, fino al prevedibile ma comunque intenso finale.sogniedelitti
Per quanto riguarda gli attori, che dire? Colin Farrell è stata una bella sorpresa, a me non è mai piaciuto mentre qui rende bene il ruolo di Terry, il più fragile e tormentato dei due fratelli; Ewan McGregor è bravissimo come sempre ( scusate se sono un po’ di parte….!)