lunedì 28 novembre 2011

Cuore, 2002

Regia di , con Giulio Scarpati ( Giulio Perboni), Leo Gullotta (il Direttore), Anna Valle (Maestrina dalla penna rossa).

Torino, 1888 circa: il maestro Giulio Perboni viene assegnato a una nuova scuola, dove si trova a contatto con alunni di diversa estrazione sociale e diverse problematiche. La sua non facile situazione lavorativa è aggravata da un’altrettanta complicata situazione personale: la moglie Emma infatti soffre di frequenti crisi depressive che sfociano in seri disturbi mentali.
Per fortuna a scuola c’è la dolce collega Margherita con cui confidarsi, al riparo dagli sguardi del severo Direttore…

Ultima versione Tv del romanzo omonimo di Edmondo de Amicis, già dalla trama avete capito che razza di prodotto è, ovvero: la solita fiction tratta da una romanzo che poi non lo segue per nulla o quasi, in cui gli sceneggiatori modificano praticamente tutto, compreso il senso stesso della storia.
Peccato, perché le potenzialità per una fiction discreta le aveva : una buona scenografia, una storia famosa e ancora oggi molto amata, attori discreti….ma nisba, nulla da fare. La moda del “cambiare a tutti i costi” ha vinto!
Anche la versione dell’84 era molto diversa rispetto al libro, ma il livello del prodotto è di tutt’altro genere; anche perché era mantenuto intatto lo spirito pedagogico del romanzo.
Qui invece…aiutooooooo!!!!E’ vero, a modo loro le storie dei ragazzini sono approfondite e talvolta inserite anche in un contesto sociale e politico dell’epoca( gli scioperi e le lotte degli operai), però si esagera!Anche qui la figura del teppista Franti viene ridimensionata, come già nell’84, ma qui si esagera con la melensaggine appiccicata a un personaggio che di melenso aveva comunque  ben poco.
Ma che dire della invincibile tentazione di ficcarci dentro una storia d’amore a tutti i costi tre i due protagonisti? Si potrebbe dire: a che livelli arriva la mente umana…post che comunque sia Perboni che la maestrina sono due macchiette, molto più che nel libro. Sorvoliamo poi che la storia sia adulterina e di conseguenza sorvoliamo sulla scempiaggine del personaggio, di per sé drammatico, della moglie del maestro.
Unico che si salva un poco Leo Gullotta, ma ahimè, pure lui in certe scene…..
La canzone della sigla è cantata da Andrea Boccelli.
Un consiglio al regista e a tutti quelli che vogliono seguire la strada dei remake modernizzati: LASCIATE PERDERE, VI PREGOOOOOO!!!!



Tiziana


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